L'assistente virtuale da polso
maggio 2014
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Speciale Orologi - Corrire della Sera 30 maggio 2014
Orologi e braccialetti luminosi che comunicano con il telefonino. Occhiali digitali, come i Google Glass, per fornire informazioni visive e acustiche sul mondo che ci circonda. Indumenti con stoffe capaci di monitorare le prestazioni durante le attività fisiche. Utili anche per controllare lo stato di salute. Benvenuti nel nuovo mondo dei
«wearable», i dispositivi digitali indossabili. Funzionano come «assistenti virtuali» con i quali colloquiare in vivavoce. Presto diventeranno i compagni instancabili capaci di fornire informazioni meteo mentre camminiamo per strada e spiegarci i monumenti che incontriamo sul percorso. Oppure venirci in aiuto come ciceroni nelle visite ai musei. Ma anche ricordarci appuntamenti e mandare avvisi quando arrivano Sms ed e.mail sullo smartphone.
Grazie alla sinergia tra dispositivi indossabili e telefonini, un anno fa hanno fatto la comparsa sul mercato i primi smartwatch tuttofare. Come il nuovo Galaxy Gear2 e il braccialetto supercurvo
Gear Fit di Samsung, realizzato con cristalli luminosi in tecnologia Oled. Così l’azienda coreana, partita tra le prime nel 2013, ha ampliato la famiglia degli indossabili. Utili come personal trailer durante sessioni di fitness e attività sportive. Sulla stessa lunghezza d’onda è in vendita da poche settimane il bracciale LifeBand di Lg, con funzione di contapassi e calcolo calorie.
Adesso le attese sono per Apple. Con gli occhi puntati sul prossimo
iWatch, in uscita dopo l’estate. Come sempre vige il massimo riserbo sulle caratteristiche. E da Cupertino non trapelano notizie. I gossip che circolano sul web indicano un design che potrebbe richiamare il classico orologio da polso. Al cui interno trovano posto app e software dedicati per trasformarlo in dispositivo wearable.
SCENDE IN CAMPO TIMEX
Anche Timex, l’azienda del Connecticut fondata nel 1854 marchio storico dell’orologeria mondiale, guarda con interesse al nuovo mercato degli smartwatch. E ha annunciato che per inizio 2015 presenterà il primo modello. «Fino a oggi l’intero comparto dei maestri orologiai è rimasto alla finestra a guardare che stava succedendo – afferma
Paolo Marai, presidente del gruppo Timex – ma quando i big mondiali dell’hitech sono usciti allo scoperto con i primi modelli, la situazione è cambiata». Ecco perché dal quartier generale di Middlebury i tecnici sono al lavoro per mettere a punto i nuovi «orologi indossabili». Non trapelano indiscrezioni tecniche. Ma è facile supporre che sulla scia del successo della serie Ironman, la serie con Gps per gli sportivi, Timex punti a modelli indipendenti dal telefonino.
Facile pensare a eleganti segnatempo capaci di operare in modo autonomo, con applicazioni dedicate a sport e salute. Soprattutto vista la vicinanza dell’azienda americana con il mondo del lusso, vedi
Versace e Ferragamo, potrebbe trattarsi di un dispositivo digitale rivolto al settore nautico. Piuttosto che un elegante oggetto da polso in grado di visualizzare e ricevere messaggi in mobilità. «Ma i problemi da risolvere sono ancora molti – dice Marai – dalla durata delle batterie, alla completa impermeabilità ad acqua e polveri». Una cosa è certa. Il «Timex smartwatch» si differenzierà di netto dal resto della concorrenza.
Ma la prossima frontiera dei wearable interesserà
indumenti e tessuti progettati per il settore medico. Come corpetti in materiale plastico-conduttivo, utili nel monitoraggio quotidiano della salute. Un primo esempio arriva da «Wearable BloodPressure» dell’americana
iHealth. Un bustino da indossare come un golf mezzamanica, per il controllo costante della pressione. Predisposto per il monitoraggio in tempo reale delle condizioni cardiache. Dunque un elettrocardiografo (Ecg) miniaturizzato capace di trasmette informazioni sulle condizioni fisiche a un centro di controllo. Così il medico di turno del «pronto soccorso virtuale» può verificare a distanza il nostro stato di salute.
twitter @utorelli