AUSTRALIA: la fuga dei laureati
dicembre 2010
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MILANO - Sono sogni di normalità quelli di
Alice e Matteo. Trovare un lavoro in linea con capacità e competenze. Avere presto culla e passeggino in giro per casa. E — domani — fare vivere i propri figli in un contesto sereno, sicuro, sano. «A Milano, la nostra città, tutto questo era difficile da realizzare— raccontano oggi i due ragazzi —. Abbiamo meditato per lunghi giorni, e notti, e ancora giorni. Poi abbiamo deciso di emigrare in Australia». Trentuno anni lui, trenta lei, sia Alice che Matteo si sono
laureati a pieni voti nel 2004, rispettivamente in Lingue e in Linguaggio dei media. «Poi ci siamo infilati nel tunnel degli stage e dei contratti a termine», racconta Matteo.
«Sono entrato in un’agenzia di pubblicità come account a 250 euro al mese. Passati sei mesi mi hanno fatto un contratto a progetto di altri sei mesi a 500 euro. Poi ancora un contratto. Finalmente mi hanno assunto a tempo indeterminato a 1.100 euro, straordinari e domeniche compresi». «A me è andata peggio — interviene Alice —. Ho lavorato da precaria per un paio di siti internet. Farsi pagare era un’impresa. Quindi ho ripiegato su un posto da segretaria a mille euro al mese».
«L’idea dell’Australia ci è venuta perché subito dopo la laurea abbiamo passato quattro mesi a Sidney per una vacanza lavoro», ricorda Matteo. «Nel dicembre 2006, dopo un paio d’anni di frustrazioni post laurea, abbiamo cominciato il
lungo e complesso iter che regola l’emigrazione in quel Paese — prosegue il racconto Alice —. Presto ci siamo convinti che il massimo traguardo raggiungibile per noi a Milano era un lavoro a tempo indeterminato da mille euro al mese ciascuno. Il che avrebbe voluto dire destinare metà delle entrate familiari per l’affitto o il mutuo di un appartamentino nell’hinterland.
Con tutto il corollario che ne deriva: due ore al giorno sui treni dei pendolari, figli rimandati a data da destinarsi, stress e frustrazioni quotidiane». Quando nel marzo del 2008 è arrivato il via libera per un visto di
tre anni ad Adelaide, Alice e Matteo hanno passato qualche notte insonne. Poi hanno deciso: «Partiamo». A giugno si sono sposati, poi hanno preso l’aereo che li ha portati dall’altra parte del mondo.
A che punto sono oggi i loro sogni? «Alice ha un posto da segretaria a 2.100 euro al mese: sta facendo colloqui, è convinta di poter trovare di meglio. Io insegno italiano all’università di Adelaide — racconta Matteo —. Ci sono prospettive di stabilizzazione. Perciò mi sono iscritto a un master on line dell’università
Cà Foscari, così avrò più possibilità di passare di ruolo. La retribuzione è buona: poco meno di 4.800 euro al mese. E qui la vita costa meno. Per dire, abitiamo in una villetta a pochi passi dal mare e paghiamo l’equivalente di 900 euro d’affitto».
Alice e Matteo domattina spalancheranno le finestre e vedranno i
delfini giocare con l’oceano. Ma adesso è sera, e con il buio non c’è spettacolo della natura che protegga dalla nostalgia. «L’Italia ci manca — dicono entrambi —. Ma stiamo iniziando le pratiche per il visto permanente. Speriamo di ottenerlo presto, così nostro figlio non dovrà aspettare per venire al mondo. Qui, nella terra delle opportunità».
Rita Querzé