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H-Farm: nascita di un'azienda 2.0
marzo 2012 ↓ scarica pdf archivio >>

Sei minuti per presentare il business plan accompagnato dall’idea imprenditoriale, poi una decina per il dibattito con gli investitori e le aziende. A seguire una chiassosa pizzata tutti assieme, per scambiarsi idee. Magari giocando una partita al calciobalilla o scambiando due tiri di pallone sul prato erboso. L’obiettivo è quello di creare network, infondere il senso di appartenenza al gruppo. Fare tribù. Questa l’atmosfera in pieno stile californiano, che si respira nel campus hitech. Ma non siamo in Silicon Valley, bensì nell’H-Farm di “Cà Tron” a Roncade, in piena campagna tra Venezia e Treviso. L’evento che in media si tiene ogni due settimane, si chiama storming pizza. Però se volete partecipare, come si legge sui cinguettii di Twitter, è meglio andiate con una seggiola, visto che il numero dei partecipanti aumenta ogni volta. Ormai siamo oltre cento persone. Benvenuti in uno degli incubatori tecnologici più prestigiosi del nostro paese.

Giuseppe Folonari ha 27 anni, ha il compito di scremare le proposte che arrivano via e-mail. Ed è sempre lui che si prende cura delle giovani star-up, affiancandole per muovere i primi passi. Ci racconta: «lo scorso anno abbiamo ricevuto 583 proposte, tutte degne di essere prese in considerazioni». Ma che cosa bisogna fare per proporne una? «Si parte col mandare una descrizione dell’idea, l’analisi del potenziale mercato e un piano finanziario con previsione dei costi». Segue poi la giornata dello storming pizza, in cui vengono presentate non più di due-tre proposte alla volta.

Ai tavoli sono seduti i partner e finanziatori interessati a supportare la partenza della start-up. A questo punto se l’idea piace, si fanno avanti gli sponsor economici. Entro tre mesi la neonata azienda viene ammessa al “seed village” di H-Farm. Si tratta di una dozzina di piccole unità indipendenti, sono gli incubatori con ampie vetrate, posti sul prato ai lati della fattoria. Qui trovano posto i ragazzi (fino a 6) che svilupperanno il progetto. «Il termine “seed” non è scelto a caso - spiega Giuseppe – rappresenta i semi che alimentano le idee del neonato gruppo».

H-Farm si trova in una storica tenuta agricola di 1200 ettari, l’ambizione è quella di creare un distretto veneto dell’hitech. Caratterizzato da un’elevata qualità dell’ambiente lavorativo che stimola la creatività. La “H”, sinonimo di human, sottolinea che lo scopo primario è quello di rendere più umane le interfacce Internet. Ma human si riferisce anche alle persone che operano all’interno dei progetti. Disposte a portare avanti idee indipendenti, ma legati a un concreto senso di appartenenza di gruppo. Ma come funziona H-Farm? Nell’accezione più ampia si definisce un “ventur-incubator” con sedi a Mumbai, Londra e Seattle. Duplice la sua funzione. Recupera i capitali necessari per la partenza della star-up e l’affianca durante i primi mesi con servizi amministrativi, commerciali e finanziari.

E’ stata fondata nel 2005 da un’iniziativa di Riccardo Donadon e Maurizio Rossi. Il primo ideatore di e-Tree una della maggiori web-agency italiane, ceduta nel 2000 ad Etnoteam. Nei primi 5 anni di attività ha raccolto 9 milioni di euro come capitali privati per lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali. Per il 2015 prevede di investire altri 10 milioni di euro. «Il nostro modello di business si differenzia dai tradizionali ventur capital – dice Riccardo Donadon – sia per la minore durata dell’investimento, al massimo tre-quattro anni, sia per le modalità operative e la qualità con cui aiutiamo a crescere le aziende».

H-farm ha presenti nel suo portafoglio 32 startup. Di cui 5 già cedute con un buon ritorno economico. Un caso esemplare arriva da H-art, una web agency lanciata nel 2005 con un investimento di 100 mila euro e venduta dopo quattro anni per 5 milioni di euro al gruppo Wpp, tra i leader mondiali nel settore pubblicitario. Anche Zoopa rappresenta un esempio di successo. Una start-up che ha centrato in pieno gli obiettivi. Fondata nel 2007 si è presto imposta sul mercato della pubblicità via web, ha aperto una sede a Seattle e nel 2011 ha fatturato 2,5 milioni di euro. Per ora appartiene al 90% ad H-Farm, ma figura sulla lista delle cedibili.

Altra azienda disponibile sul mercato è H-Umus fondata nel 2007 da Fabio Carraro. L’idea? Utilizzare gli strumenti dei new media per gestire cataloghi virtuali, sfilate e collezioni di moda su tablet. Adesso sono in 13 e lavorano con maison del calibro di Armani, Gucci e Benetton.
E poi ci sono quelli che “diventeranno famosi”. Tra le tante “Grow the planet”, qui i due fondatori Gianni Gaggiani e Leonardo Piras hanno sviluppato un’applicazione di Social Network per dare consigli agli amanti dell’orticultura. Propongono scambi di servizi e prodotti agricoli, il sito parte a breve, con l’arrivo della primavera. “Garage” è l’ultima arrivata a inizio 2012. L’idea del team di Simon Beckerman è quella di sviluppatore servizi per la vendita di prodotti personali via smartphone e tablet. Una web community per scambi diretti grazie alla possibilità di mettere in contatto via chat venditori e compratori. Chissà, potrebbe essere la prossima eBay.

STAR-UP IN TRE MOSSE
Per entrare a pieno titolo in uno degli incubatori di H-Farm bisogna procedere così: Primo l’idea; si compone il team di lavoro, stendendo una descrizione del progetto e indicando il mercato di riferimento a cui si rivolge, importante in questa fase stabilire un piano finanziario di massima. Secondo l’investitore; si viene invitati a partecipare allo storming-pizza per illustrare l’idea ai finanziatori e discuterne i punti di rilievo. Terzo l’incubatore; trovati gli sponsor che mettono il capitale, inizia il lavoro. Sono previste tappe di controllo a tre, sei e nove mesi dal via. Per ogni data sono valutati dai tutor gli “avanzamenti lavori”. Il team opera per obiettivi, importante mantenere tempi e ritmi con il conseguimento dei risultati intermedi







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