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luglio 2008 ↓ scarica pdf archivio >>

Almeno un milione e 300 mila telecamere di sorveglianza ci scrutano ogni giorno, per garantire la nostra sicurezza. La valutazione arriva dai dati Anie-Anciss, l’associazione delle aziende produttrici, e si riferisce al 2007. «Il numero delle installazioni è in continuo aumento – commenta Florindo Baldo, presidente Anciss – e 260 mila sono quelle preposte al controllo del traffico cittadino e alla sicurezza nei Comuni». Che iniziano a dotarsi di sistemi per il monitoraggio 24 ore su 24. Come nel caso del progetto “A9.Città sicura”, messo a punto da 43 Comuni della regione Marche. Altri 67 centri urbani sono già pronti a seguirne le orme in altre regioni italiane. Ad attivare l’iniziativa è Sic1, un’azienda di Ancona che ha operato in collaborazione con il Prefetto Giovanni D’Onofrio e il comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica.

Il progetto fa largo uso di telecamere per la videosorveglianza e sonde elettroniche, installate in aree pubbliche. Spiega Stefano Ricci, direttore generale di Sic1: «l’obiettivo è duplice. Da un lato garantire la sicurezza dei cittadini contro atti criminali, dall’altro monitorare il territorio per intervenire tempestivamente in caso di calamità naturali». Per risolvere il problema si fatto uso, per la prima volta nel nostro paese, di un sistema di “mappatura tattica” del territorio. Dal punto di vista tecnologico tutto inizia con il rilevamento ambientale compiuto da un automezzo, sul quale viene installata una speciale telecamera munita di 6 punti di ripresa. Il mezzo percorre le strade cittadine filmando a 360 gradi edifici, strade e piazze, ma anche punti di riferimento e segnaletica stradale. Le immagini reali vengono poi ricostruite a computer con grafica 3D, inserendo nelle stesse le coordinate geografiche fornite dal Gps satellitare. A questo punto il software virtualizza l’intero territorio, referenziando ogni singolo edificio e riferimento. Così facendo, in caso di emergenze per soccorsi e interventi anticrimine, si dispone online della mappatura della zona. E un po’ come per un videogame, dalla centrale operativa, si possono isolare aree o sezionare interi edifici.

Non solo. Georeferenziare significa anche collegare tra loro pezzi del territorio. Ad esempio: la ripresa di una strada in superficie e poi quella della zona sottostante, vengono messe in relazione. Così, spostando il puntatore verso il basso si evidenzia su un unico schermo un tunnel o lo scavo sotto il manto stradale. Il sistema di mappatura realizzato da Sic1 può essere confrontato e sovrapposto con i dati forniti da Google Maps. Con lo scopo di allargare il numero di informazioni sulle singole aree urbane. Ed è proprio nel segno dell’integrazione delle informazioni che opera il progetto “A9.Città sicura”. «Perchè il sistema, messo a punto per la prima volta nel Comune di Chiaravalle, alle porte di Ancona – spiega ancora Ricci - consente di inviare via web e attraverso sistemi wireless codificati le informazioni alle forze dell’ordine e di pronto intervento.

In tempo reale e secondo le priorità di azione».
La soluzione basata su protocollo IP rende possibile l’integrazione dei sistemi informativi dei vari Comuni. Attualmente il progetto vede in azione 160 telecamere fornite dalla svedese Axis, ognuna dotata di indirizzo Internet. Quindi comandabile via web attraverso il semplice clic del mouse. Ogni telecamera fornisce immagini in alta risoluzione con condizioni di illuminazione diurna e notturna. Fondamentale per interpretare in modo efficiente gli eventi dal vivo, disponendo poi di zoom per dettagli e oggetti in movimento, con la possibilità di operare dei ferma immagine. «E’ importante osservare, spiega Andrea Sorri responsabile di Axis Communications – che le telecamere sono dotate della funzione di mascheratura per la tutela della privacy, oscurando zone sensibili delle riprese, come ad esempio i volti dei minori».

E per non trasformarle in un Grande Fratello che tutto vede e spia? «Basta un uso oculato, dice Elisa Borello - assessore all’informatica del Comune di Cuneo – come ad esempio accade nella nostra città dove non ne facciamo un impiego continuativo di monitoraggio, bensì forniamo aiuto alle forze dell’ordine solo nei momenti delle indagini». A quanto pare la cittadinanza ha gradito la discrezione degli occhi elettronici.






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