Viaggi: Oman, sulla via delle spezie
giugno 2017
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Corriere Viaggi - 2 giugno 2017
Novantuno. Questo il numero “magico” che ogni abitante dell’Oman conosce. E’ l’altezza massima del minareto della Grand Mosque, l’immensa moschea da 20 mila fedeli di Mascate (Muscat) la capitale. Un limite che non può essere superato da alcun edificio in tutto il Sultanato. Lo ha decretato un editto di
Sultan Qaboos bin Said, per mantenere le tradizioni. Amato dal popolo come un padre, ha evitato che il Paese grande come l’Italia, ma con solo 4 milioni di abitanti, fosse invaso da giganti verticali. Come accade nei vicini Emirati. Salvando così l’Oman dalla cementificazione selvaggia. A vantaggio di cultura e tradizioni. Non per questo le città sulla “via delle spezie” sono rimaste al medioevo. Tutt’altro. La capitale è pervasa da uno spirito di innovazione che si tocca con mano nella splendida Royal Opera House. Una struttura artistica da oltre mille posti. Inaugurata a ottobre 2011 non ha nulla da invidiare ai blasonati teatri occidentali.
Con presente un pizzico di italianità. Infatti a dirigerla è il bresciano
Umberto Fanni che a settembre inaugurerà la nuova stagione con l’Aida. Orchestra e coro del Regio di Torino. A Mascate per assaggiare la variegata cucina omanita si va da Bait Al Luban. Un ristorante tipico sulla corniche, da cui ammirare il porto. Nei tavoli bassi in stile arabo si siede su cuscini. Da non perdere lo Shuwa, un piatto di carne marinata e pesce cotti alla brace. Incenso, datteri e hummus sono in abbondanza (www.baitalluban.com). Per l’alloggio si va al Shangri-La resort nella baia di Al Jssah (da 160 euro la doppia). Un complesso ecocompatibile costruito sulle spiagge del mare Arabico. Ideale per passare un paio di giorni in tutto relax (www.shangri-la.com).
VILLAGGI DI FANGO E AFLAJ, I CANALI DI IRRIGAZIONE
Ma il meglio dell’Oman, visitato lo scorso anno da oltre 32 mila italiani, si trova nella fascia interna. Andando verso le Green Mountain, a una cinquantina di chilometri dalla capitale. Un primo assaggio dei suoi 5 mila anni di storia si ha ad Al Hamra, con la presenza dei villaggi di fango e argilla arroccati sulla montagna. Intorno immense piantagioni di palme da dattero (ne esistono cento varietà). Puntando verso Misfat, vicino al confine con L’Arabia Saudita, si entra invece nel magico regno degli
Aflaj. Il sistema di irrigazione a canali che portano l’acqua dalle montagne ai villaggi. In tutto il Sultanato formano un’intricata rete con 6 mila condotte. Tra grandi e piccole, intrecciate tra loro a formare una lussureggiante linfa vitale.
A progettare i primi nel VI secolo furono le tribù delle montagne per consentire la coltivazione di ortaggi e frutta col sistema a terrazze. Nel tempo la costante cura e manutenzione ha prodotto come risultato una serie di verdi oasi. Il meglio dello spettacolo naturale si gode nell’
Anantara resort. Siamo nella fresca brezza di quota 2000, con vista spettacolare sui canyon sottostanti (www.jabal-akhdar.anantara.com). Altezza e terreno fertile consentono la coltivazione di rose raccolte a maggio e vermigli alberi di melograno.
MERCATO DEI DROMEDARI E RISERVA DELLE TARTARUGHE
Scendendo verso il mare, a Sinaw, troviamo uno dei luoghi più caratteristici del Sultanato. Il Souq di dromedari e ovini, in particolare capre. Si tiene solo il giovedì mattina dall’alba alle 9. Un’esperienza unica che da sola vale il viaggio. I pochi turisti, senza disturbare le contrattazioni possono aggirarsi tra i mercanti che comprano e vendono animali. Siamo nel pieno di un
caravanserraglio, tra il frastuono di centinaia di uomini e donne beduine con le tipiche maschere coprivolto. Una altro mercato, più piccolo, è quello del mercoledì a Ibra. Qui sono le donne a dettare legge perché si trovano per scambiare stoffe e oggetti fatti a mano. In origine era il giorno della settimana in cui arrivava il medico (ginecologo) per visitare le future mamme. Ecco perchè l’ingresso ancora oggi è vietato agli uomini. La cittadina di Sur era uno dei passaggi per la
via delle spezie. Famosa per la presenza dei cantieri dove costruivano le dhow. Oggi ne restano un paio, visitabili. Parliamo delle tipiche imbarcazioni usate nei secoli per navigare sul mare Arabico.
Gli omaniti si spostavano da Zanzibar alle coste indiane. Per vendere sale e incenso all’andata e riempire i dhow di spezie nei viaggi di ritorno. A una cinquantina di chilometri da Sur si trova la riserva naturale di Ras al Jinz. Il regno delle tartarughe. Visitabile tutto l’anno al mattino presto e alla sera. In particolare tra agosto e novembre è il periodo in cui depongono le uova. Si dorme nel campo di ecotende in riva al mare, con 80 euro a notte (www.rasaljinz-turtlereserve.com). Per il volo Oman Air collega Milano e Roma a Mascate con un giornaliero di 6-7 ore (da 600 euro). Ricordate che all’immigrazione vanno pagati 46 euro per il visto d’ingresso www.omantourism.gov.om.
TEMPO DI RAMADAN
In Oman fino al 24 giugno, come in tutti i paesi islamici è periodo di Ramadan. Corrisponde al nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano. Secondo la tradizione quello in cui Maometto ricevette la rivelazione del Corano. Giorni sacri dedicati alla preghiera. Il digiuno è un obbligo per tutti i musulmani adulti e sani che,
dalle luci dell’alba al tramonto, non possono mangiare, bere e fumare. Per rispetto, in questo periodo per chi visita il Paese è buona norma astenersi da mangiare e bere in pubblico. In generale Souq e negozi possono chiudere di pomeriggio per riaprire dopo il tramonto. Da non perdere la sera in hotel e ristoranti gli Iftar, i suntuosi buffet a cui è possibile partecipare.
twitter @utorelli