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MATURITA': amarcord '68
giugno 2009 archivio >>

Primi giorni di un caldo luglio del ‘68. Un'estate che già si preannunciava torrida da giugno. Certo, i ricordi di quella maturità sono annebbiati, i contorni ormai sbiaditi. Non chiedetemi il titolo del tema di italiano, ne i contenuti della seconda prova di specializzazione. Invece ricordo bene la terza, quella che andava sotto il nome di esame scrittografico. Si. Perchè‚ già allora le prove scritte erano tre. Un “tour de force” massacrante che nel giro di sei sudatissime ore costringeva, i candidati dell'Istituto Tecnico indirizzo elettronica industriale, visti allora come “paria" delle Superiori, a progettare e disegnare un intero sistema elettronico.

Un'impresa titanica, portata a temine da pochi eletti. Opere dove i segni rossi di “incompleto” calavano come scuri. Ma durante quelle interminabili ore, il pensiero andava agli orali dei giorni successivi. Interrogazioni a raffica su tutte le materie dell'ultimo anno, un fatica da portare avanti per due intere mattine di fuoco.

Ma uno è il ricordo con la "erre" maiuscola. Quello che non si cancella. Il fotogramma impresso per tutta la vita: «la prova di ginnastica». Si avete letto bene. Nella “Maturità storica” della riforma Gentile (dal 1923 al 1968) era infatti prevista, con tutto il rigore del caso, anche una temutissima sessione di Educazione Fisica. I diplomandi, rigorosamente in calzoncini e tuta con scritta dell’Istituto stampigliata sul davanti, dovevano sfilare di fronte alla commissione, schierata per l'occasione in palestra. Obiettivo: dare saggio della propria prestanza fisica.
Gli esercizi erano tutt'altro che uno scherzo: «partenza dai blocchi, una serie di volteggi al cavallo, salita incrociata al quadro svedese e per ultimo le prove più severe. Pertica e fune.

E qui venivano i dolori perchè‚ quelle "carogne" dei prof. ti mettevano allineati su righe da tre e al pronti via bisognava salire. Punteggio più alto a chi arrivava primo, magari con le gambe a squadra. Quanti compagni ho visto piangere e quanti imprecare a bassa voce per l'umiliazione di restare a terra, per non essere in grado di superare la prova. Ecco l'amarcord indelebile, quello che ti segue per la vita.

Intanto alle porte bussava il lungo periodo della contestazione sessantottina e dopo sei mesi era in arrivo il decreto per la riforma provvisoria della “Matura”. E come tutte le leggi provvisorie del nostro Paese durerà per trent'anni esatti: dal 1969 al 1999. Il resto è storia della Maturità dei nostri giorni.






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